- Caimmi inizia il suo percorso artistico negli anni '70 con disegni a matita, con pastelli, cere, gessetti. Subito dopo avviene l'incontro con la macchina fotografica Pentax. I soggetti preferiti sono la natura, i panorami e gli scorci della campagna marchigiana. Sono i volti degli amici, delle amiche e dei bambini. Sono animali piccolissimi e grandi di cui era esperto conoscitore. Sono i fiori. Predilige la foto a colori. E' sempre presente la ricerca e la creazione della sensualità nelle immagini a volte appena accennata, altre volte prepotente, a volte sembra casuale, ma è sempre presenza essenziale ed esistenziale.
- Intorno agli anni '80 avviene l'incontro con la Polaroid. L'interesse e la passione per la sperimentazione e la ricerca lo fanno innamorare della Polaroid per la sua versatilità e per le infinite possibilità di personalizzare la foto stessa con molteplici interventi. Mentre avviene la stampa, Paolo "entra" nella foto, la crea, la modifica, la solca a suo piacimento. I suoi strumenti sono penne e matite appuntite,oggetti di plastica o di metallo, vernici, colori vari, oggetti riscaldati per bruciacchiare e penetrare nella stampa , la personalizza con lettere, scritte e numeri. Tutto con delicatezza.
- L'uso della Polaroid gli consente di esprimersi con libertà, libera il suo bisogno creativo e di sperimentare nuove combinazioni, di lasciare traccia del suo spirito artistico.
- Diceva di sè Paolo " le mie opere mi descrivono e mi connotano: non sono mai riproduzioni di ciò che vedo, ma sono il tentativo di dare forma a ciò che sento dentro. Quando con la Polaroid fotografo un fiore, in quei pochi secondi di tempo che ho, prima che l'immagine appaia, ne modifico lo sviluppo scolpendola nel suo interno, affinchè diventi, alla fine, a come la percepisco e la vorrei."
- Contemporaneamente all'uso della Polaroid inizia l'interesse per la diapositiva sulla e nella quale interviene con liquidi colorati, gelatine, vernici, colori vari per "animare" la diapositiva stessa;
- Il percorso artistico di Caimmi prosegue con l'interesse rivolto in contempo al disegno, alla foto, alla Polaroid, alle diapositive, alla creazione di grandi e piccoli quadri, di maschere assemblate pour divertissement con materiale di recupero.
- Soggetto ricorrente nelle sue opere è "il viaggio" intrapreso da un vascello incantato che punta verso mondi immaginari e sognati. Il vascello viene spesso trasformato da Paolo in "nave dei folli", la Das Narrenscyff di Sebastian Brant, abitata da personaggi originali, curiosi, irriverenti e spirituali allo stesso tempo, e diretta verso"chissà... non importa dove...ma siamo qui".
- Le sue foto, i suoi disegni, le sue diapositive, i suoi quadri sono popolati da omini stilizzati che, secondo il loro movimento da noi immaginato, ci trasmettono sensazioni di felicità, curiosità, simpatia, vicinanza, stupore, gioia di vivere e di giocare.
- Lettore accanito Caimmi annovera fra i più amati Konrad Lorenz, Hermann Hesse, Italo Calvino, Umberto Eco; libri di storia d'arte e antica, moderna, contemporanea e internazionale; libri fotografici e più e più ancora.
- Amante e conoscitore della Musica dal jazz al rock, da Pergolesi ai Dead Can Dance, dai Beatles ai Rolling Stones passando per David Sylvian a Ryuichi Sakamoto, mentre creava disegni o rielaborava le foto, era sua compagna sempre presente. La maggior parte delle diapositive animate venivano proiettate insieme a una colonna sonora preparata da lui o insieme ai suoi amici musicisti.
Paolo Caimmi ha sempre amato fotografare e disegnare e disegnare "dentro" le foto, in particolare le Polaroid.
Il suo studio era a Jesi nelle sue case e nei laboratori insieme ad altri artisti.
La critica che gli interessava era quella riguardante ciò che le sue opere ispiravano nella gente comune e nei critici seri e competenti. (vedi le recensioni nei cataloghi delle Mostre 2010, 2012, 2023).
CRITICHE E PENSIERI DI AMICI E AMICHE PER PAOLO
"A Paolo e i suoi quadri"
Dove stanno andando quei piccoli esseri che vediamo all'interno del quadro ?
Avanzano in composta frenesia, padroni di un antico automatismo, si altalenano bizzarri affrontando saliscendi strutturali, prospettive improbabili e geometrie sbilenche di escheriana memoria.
E queste aberrazioni architettoniche che altro sono se non la labirintica metafora di un pensiero umano, in cui l'uomo rischia di smarrirsi?
E anch'io mi scopro perduto, ansante nel delirio dei miei sogni ma ebbro di tensione positiva.
Che cosa si persegue, quale inviolato arcano si cerca di profanare? E soprattutto vi chiedo, piccoli esseri, che verità state cercando?
Una città del sole?
Un villaggio globale?
Un'utopia dimenticata nascosta tra le audaci architetture di una città deserta, senza alberi nè umani? Forse una pura metafisica in formule matematiche e rapporti di proporzione.
E ombre, lunghe ombre.
Quando la notte incalza vi scorgo come ladri calare al di sotto della linea d'orizzonte, lontano dalla vita degli umani. un sogno nel cassetto già vi attende, l'unico che si sia mai realizzato. E valicando il recinto, l'effimero confine del rettangolo disegnato a guisa di cornice, saltate senza ansie come il destriero passa lo steccato.
Il sogno più innocente è realizzato: sfuggire al dispotico strumento dell'artista.
Mauro Gozzi, 1993
ANNI '70